Il dramma di questi giorni ha aperto una ferita contro la quale una comunità, seppur piccola, per gli incredibili casi della vita, deve fare i conti. Ti lascia senza parole, senza fiato perché non sai cosa fare, se non il tuo dovere che svolgi spontaneamente perché ti arriva da dentro e che ti lascia una insolita insoddisfazione.

Rimani impressionato dal dolore della famiglia. Rimani colpito dal dolore della famiglia che non ci potrà mai essere. Rimani colpito dal dolore dei ragazzi che hanno accompagnato Dario fino al momento più commovente della sepoltura. Scorgi lo sguardo disarmante degli amici, sgomenti e sbigottiti per l’accaduto, che fissano nel vuoto ma con un pensiero che li pervade ininterrottamente: Dario era il nostro figliolo che una tragica fatalità ci ha portato via. E’ duro accettare il verdetto di un destino così crudele. E’ stata una ennesima brutta esperienza per tutti noi che certamente lascerà un segno indelebile. Le condoglianze alla famiglia non saranno sufficienti a lenire un colpo così profondo. C’è qualcosa di più che ha lacerato la nostra sicurezza e la nostra solita esuberanza.

Forse Don Vittorio ha ragione: dobbiamo affidarci alla fede se vogliamo superare momenti così difficili e così tremendi. Ma a parte la fede, indispensabile antidoto spirituale, è importante stare vicini alla famiglia e dimostrarle il nostro sincero affetto e tutti i nostri sentimenti di amicizia, adesso che non avrà più con sé il caro Dario, adesso che si troveranno più soli di prima.