“Mamma, mi mandi al Campese a fa’ il bagno?”
- No! che affoghi. -
“Ma le mie amiche ci vanno!”
- Ti ho detto di no! Ci andrai dopo san Giovanni -

Tutti gli anni, ad ogni inizio di giugno, come un copione stabilito, imparato a memoria, in casa si ripeteva questa scenetta e non vincevano i pianti, né le pestate dei piedi: per fare il bagno nell’agognato mare dovevo aspettare il 24 di giugno, festa di san Giovanni Battista che quel giorno benediceva le acque … e dopo … a frotte, a schiere, a brancate di ragazzetti, andavamo quasi volando giù per la strada vecchia del Bastone o delle Grotte alla volta della spiaggia del Campese, seguiti da qualche sudato genitore che aveva il compito di “guardacci”.

Con la testa imbottita di raccomandazioni, prima di nuotare bagnavamo la mano destra (come in chiesa nell’acquasantiera) e ci facevamo il segno della croce. Sino al tramonto, sino a quando le labbra non diventavano viola e la punta delle dita bianche e raggrinzite, non uscivamo dall’elemento conosciuto ed amato.

Ma lo conoscevamo davvero il Mare?
Il Mare che ci vide nascere, che lambiva i nostri sgambettanti piedini ansiosi di toccare l’onda, quando la mamma, tenendoci stretti ce lo presentava in maniera fugace, sorridente e protettiva come poi abbiamo fatto noi con i nostri figli.
Il Mare caldo dell’estate che ci ha insegnato a nuotare, senza maestri.
Il Mare dell’autunno, calmo e basso tra scogli scuriti dalle sue marree.
Il Mare bianco, furente di schiuma e cavalloni rombanti dell’inverno, che vedevamo da lontano. Dall’alto del Paese.
Lo conoscevamo?

Le traversate verso il continente, sempre così scomode, inadatte alla nostra natura di “circondati dal mare”, dove la dimensione della vita, il confine con il mondo terminava proprio lì, sulla riva.
Il mare del distacco e del vomito, lo conoscevamo?
O, non era piuttosto il nostro mondo incantato, la nostra piccola Oasi a creare in ognuno di noi l’intima relazione col Mare, tanto da mostrarcelo sicuro e certo di fiducia in ogni situazione? Così, da viverlo sempre come un amico, uno che fa parte della famiglia e della propria esistenza. Nel bene e nel male.

E il caro Dario, giovane figlio del Giglio, non è uscito dall’incanto di quella certezza proprio per il forte e grande amore verso il suo Mare.
Oggi siamo tutti più soli e più poveri.

Palma Silvestri